La città di Monza ha un ruolo dinamico fondamentale nella ricostruzione storica de “I Promessi Sposi” e per lo sviluppo della vicenda di Renzo e Lucia, .
Inizialmente il Manzoni non ne dice neppure il nome (“Borgo antico e nobile a cui di città non mancava altro che il nome“) in seguito però egli nomina Monza nel suo romanzo ben trentun volte, raffigurata come un centro autonomo, importante ed attrezzato, attraversato dal Lambro, in cui ha sede un arciprete, uomo probo e scorto.
Tra i molti luoghi della Monza manzoniana oggi rintracciabili [l’osteria del Baraccone, in cui Renzo, Lucia e Agnese soggiornano (cap. IX), il convento dei Cappuccini in cui le due donne si fermeranno poco dopo, le rovine del “castellaccio” visconteo] c’è anche il monastero di Suor Virginia De Leyva, la monaca di Monza.
Dalle pagine del Manzoni si presenta un efficace panorama della Monza del Seicento, che ci permette di ripercorrere le strade di allora unendo la fantasia e la realtà.
Dal Capitolo IX
“I nostri viaggiatori giunsero a Monza poco dopo il levar del sole: il conduttore voltò in una osteria, e quivi, come sperto del luogo e conoscente dell’ostiere, fece assegnare una stanza ai nuovi ospiti, e ve li accompagnò. Dopo i ringraziamenti, Renzo tentò pure di fargli ricevere qualche mercede.”
“Colla sua scorta s’avviarono dunque al convento, il quale, come ognun sa, era al di fuori di Monza un breve passeggio.”
“A sei anni Gertrude fu collocala, per educazione e ancor più per istradamento alla vocazione impostale, nel monastero dove l’abbiamo veduta: e la scelta del luogo non fu senza disegno. Il buon conduttore delle due donne ha detto che il padre della signora era il primo in Monza e accozzando questa qualsisia testimonianza con alcune altre indicazioni che l’anonimo lascia scappare sbadatamente qua e là, noi potremmo di leggieri asserire che egli fosse il feudatario di quel paese.”
Dal Capitolo X
“il Griso potè due ore dopo correre al palazzotto a riferire a don Rodrigo che Lucia e sua madre s’erano ricoverate in un convento di Monza, e che Renzo aveva seguitata la sua strada fino a Milano.”